Le Vie della Pace dell’Alto Isonzo
Tardo pomeriggio di una calda giornata di metà ottobre.
Slovenia. Valle dell’Alto Isonzo. Trincee del monte Kolovrat.
Qui incontro la guida che mi accompagna alla scoperta della zona dove cento anni fa si combatteva la Prima Guerra Mondiale. Nonostante la giornata sia stata eccezionalmente calda, arrivata sul monte Kolovrat vengo investita da un vento gelido. Mi “imbacucco” nel mio giubbotto, il cappuccio alzato e le mani ficcate in tasca nel tentativo di scaldarle un po’.
Su questo monte si possono visitare le trincee della terza linea difensiva italiana, perfettamente conservate grazie al lavoro della Fondazione Le vie della Pace dell’Alto Isonzo. Appena entrato in guerra, infatti, il 24 maggio 1915 il Regno d’Italia si trovava già col suo esercito a Kobarid (Caporetto), nel tentativo di sconfiggere l’esercito austro-ungarico posizionato sull’altra sponda dell’Isonzo.
L’esercito italiano era organizzato con 3 linee difensive. La prima, la più esposta, a tratti costeggiava la linea nemica fino quasi a toccarla. In certi punti i 2 fronti distavano poco più di 20 metri l’uno dall’altro. La seconda e la terza linea, quella dove mi trovo io, svolgevano compiti di osservazione, rifornimento e comunicazione con i comandi.
Camminando lungo i cunicoli della trincea del Kolovrat, mi viene spontaneo immaginare un soldato appostato proprio dove ora sono io. Lo sguardo rivolto a valle e alle montagne sull’altra sponda, la nostalgia di casa, la paura di non far più ritorno, il sollievo di non essere in prima linea, sotto tiro nemico, la sicurezza passeggera e ingannevole di una posizione nelle retrovie, la solitudine di un giovane al fronte, le domande che la guerra suggerisce, le risposte che tardano ad arrivare.
Tolgo le mani di tasca, voglio scattare una foto alla valle. Il freddo è davvero intenso. Sento aghi gelidi penetrarmi nelle dita, devo fare in fretta per rimettere le mani al caldo. E penso a lui. Il soldato appostato lì accanto. Con la divisa, nessun abbigliamento tecnico, materiali poveri e ormai logori, in un inverno che ha visto accumularsi 8 metri di neve. Otto metri di neve. E lui lì. Nella trincea. Senza possibilità di scaldarsi, nessun bagno caldo. Quello che sto sognando io ora, che sono arrivata da qualche minuto, in una calda giornata di autunno. Molti morti di quella guerra non sono caduti in battaglia. Se li è portati via il freddo. La neve, le valanghe o la polmonite. Le malattie, portate dalle scarse condizioni igieniche.
Poi finalmente l’inverno è passato, il soldato ora guarda una valle che rinasce, la natura che rifiorisce. Un segnale di vita che sembra farsi beffa di lui, costretto lì.
Ma la guerra forse presto finirà.
Ormai ci siamo, non può durare ancora a lungo.
Nel Giugno 2016, Giacomo Lauri Volpi, soldato italiano che poi divenne un famoso tenore, si esibì dalle trincee. Immagino la valle silenziosa e la sua voce potente intonare un canto soave. Si dice che cantò “E vui durmiti ancora“. Me l’immagino così, una canzone dolce, di quelle che ti stringono il cuore e ti sciolgono i nervi. Un canto liberatorio. Una pausa dolcissima. Alla fine del canto il silenzio e poi un applauso, un unico applauso che unisce soldati italiani e austriaci. E questo non lo sto immaginando io, questa è la storia. Così andò quella sera.
L’anima dell’uomo non ha divise né bandiere.
Ci sono conflitti che nascono per questioni di potere, per invadere terre ricche di risorse, per imporre il proprio predominio, per affermare un’ideologia, per questioni religiose, per spostare un confine. Sono mille i motivi per cui scoppiano le guerre.
Ma sempre, in ogni guerra, un uomo al fronte viene chiamato soldato, e se ne sta nella sua trincea a osservare dall’altra parte il nemico, un altro uomo che viene chiamato soldato e si trova lì per osservare il fronte opposto.
La guerra non finì quella primavera.
In queste terre si combatté per 29 mesi, durante i quali l’esercito italiano sferrò 11 offensive e alla fine dovette soccombere nel 12° e ultimo attacco sferrato dall’esercito austro-ungarico le cui fila nel frattempo erano state rafforzate dall’arrivo delle armate tedesche. Il 24 ottobre 1917, con tecniche innovative di guerra lampo, gli austro-ungarici uniti ai tedeschi presero Caporetto e la battaglia si spostò in territorio italiano lungo il Piave.
Riapro gli occhi e non trovo più nessun soldato accanto a me. Mi domando quale sia il valore della Patria, cosa significasse allora e cosa oggi. Saremmo ancora disposti a dare la vita per l’Italia?
E allora penso alle sofferenze, alle pene. Al valore di un uomo, al valore di una vita.
Proseguiamo il nostro giro e usciamo dalle trincee dirigendoci verso la cima del monte.
Il sole sta tramontando in territorio italiano inondando l’intera valle di una calda luce arancione. Il paesaggio che ci circonda è meraviglioso.
Si fatica a credere che qui un tempo si combattesse.
Oggi in questa valle si respira la Pace.
Il panorama da quassù è di quelli che tolgono il fiato. Si vede il Friuli Venezia Giulia fino alle coste sull’Adriatico, la valle del Soča (l’Isonzo) e Kobarid (Caporetto) e tutt’intorno le montagne del Parco Nazionale del Triglav.
Spalanco gli occhi per cercare di fare il pieno di tutta questa bellezza. Respiro quest’aria gelida, ma così pulita.
Ripenso a lui, il soldato che ho incontrato nelle trincee poco fa.
Chissà se è riuscito a tornare a casa.
Nei combattimenti lungo l’Isonzo morirono circa 300.000 soldati.
Alla memoria di Luigi Casagrande
I musei all’aperto dell’Alto Isonzo sono sei: Ravelnik, Čelo, Zaprikraj, Mrzli vrh, Mengore e, appunto, Kolovrat. Dal 2007 questi luoghi sono tutti collegati tra loro dal Sentiero della Pace, dedicato al ricordo delle vittime della Prima guerra mondiale.
Questi luoghi sono visitabili in autonomia, sotto la propria responsabilità, anche se io vi consiglio di prenotare una visita guidata che servirà ad avere informazioni più puntuali. Per informazioni potete contattare il:
Centro visitatori Il Sentiero della pace
Gregorčičeva 8
5222 Kobarit
Tel. 00386 (0)5 389 01 67
Oppure visitare il loro sito.
Si consiglia attrezzatura da montagna (copritevi bene) ed è obbligatorio l’uso della torcia.
L’itinerario sul Monte Kolovrat richiede circa 1 ora.
Le storie e i cimeli della guerra combattuta in queste terre sono stati raccolti nel Museo di Caporetto (Kobariški muzej).
Qui sono conservati ramponi, tagliole, periscopi, occhiali da neve, cesoie, ma anche abiti e divise, borracce, medicinali, lettere e ovviamente armi.
Il Museo nel 1993 ha ricevuto il premio del Consiglio d’Europa quale miglior museo europeo dell’anno ed è una visita imprescindibile per chi si trova in queste zone.
Anche qui consiglio di prenotare una visita guidata: la nostra guida Pino – che parlava un italiano perfetto – è stato davvero eccezionale nel far rivivere gli avvenimenti di quegli anni.
Per organizzare un giro della zona, consiglio di partire proprio da questo museo, che consente di avere uno sguardo d’insieme sugli eventi legati alla Grande Guerra.
Oltre a questo e ai musei all’aperto, potete visitare l’Ossario italiano, situato su un’altura proprio sopra Caporetto, che raccoglie i resti di più di 7.000 soldati italiani caduti durante il conflitto.
Altri due ossari si trovano in territorio italiano a Oslavia, vicino a Gorizia, e Redipuglia, quest’ultimo è il più grande dei tre e accoglie i resti di più di 100.000 soldati, oltre al sarcofago di Emanuele Filiberto di Savoia.
Per il monte Kolovrat passa il sentiero Alpe Adria Trail, un percorso che parte dalla Carinzia, passa della Slovenia per concludersi in Friuli Venezia Giulia: 43 tappe di circa 20 chilometri l’una, un vero paradiso per gli amanti del trekking.
Ho visitato queste zone nel tour #IfeelsLOVEnia organizzato dell’Ente del Turismo Sloveno.
La Slovenia mi ha davvero colpita, è una terra meravigliosa e penso che presto tornerò a visitarla.
Nel frattempo vi saluto. Ci sentiamo prestissimo
Baci verdi
Frida
23/12/2015 @ 23:43
Mi hai nuovamente lasciato senza parole….questa volta per la commozione.
Le tue parole, le descrizioni, le immagini mi hanno toccato dentro….avrei voglia di partire subito con destinazione Alto Isonzo.
Non serve amare la Storia per essere rapiti da pensieri così profondi e universali; in un periodo storico come quello che stiamo vivendo, al cuore di tante persone farebbe bene leggere questo post……e’ un sincero augurio. Baci baci
24/12/2015 @ 0:33
Sono d’accordo con te! Certi messaggi sono davvero universali ed estremamente moderni e queste terre hanno molto da insegnarci ancora oggi
04/11/2015 @ 19:24
ciao cara, bellissimo post davvero. L’ho fatto leggere al mio ragazzo, appassionato di storia di guerra, e ha semplicemente adorato le tue parole, ti fa davvero i complimenti per come scrivi.
Ora stiamo valutando, verso l’estate, di organizzare un tour della Slovenia includendo appunto anche il Precorso della Pace, se definiamo il viaggio non mancherò di chiederti info!
Un abbraccio!
06/11/2015 @ 15:32
Grazie Michela! Sei troppo buona!
Se decidete di visitare la Slovenia fatemi sapere, mi fa sempre piacere dare consigli e informazioni utili per organizzare un viaggio!
A presto!
03/11/2015 @ 1:05
Brava frida! Foto stupende!
04/11/2015 @ 17:18
Grazie Pinguy 😉
02/11/2015 @ 17:20
Frida, un post toccante e commovente, brava! e complimenti per le foto meravigliose!
04/11/2015 @ 17:22
Grazie “apina” amica mia! Felice che ti sia piaciuto!