Perché torno in Giappone. Per la terza volta.

Ebbene si, torno in Giappone!

A dirla tutta, ancora non ci credo.
Forse è perché, come vi ho raccontato qui, già una volta mi sono vista sfumare il mio tanto sognato viaggio in Giappone proprio all’ultimo e adesso ho paura a crederci fino in fondo.

Ma ormai ci siamo e tra meno di 2 settimane sarò là. Per la terza volta!

Giappone Takayama

Tendine all’ingresso di un locale a Takayama

La reazione di amici e parenti, quando dico che tornerò di nuovo in Giappone, è più o meno sempre la stessa:

ancora? mi domandano stupiti. E subito dopo aggiungono:

ma perché ti piace tanto?

Giappone Takayama

Takayama

E’ per questo che ho deciso di scrivere questo post: per raccontarvi i motivi che mi spingono a tornare e che mi legano in maniera così forte a questa terra meravigliosa.

Non sono una di quelle persone appassionate del Giappone da sempre, avete presente? Quelle con le camerette stracolme di manga e poster o che magari impazziscono per il cosplay. E non sono neppure una buddista o amante dello stile zen, che ama l’oriente per la sua spiritualità.

Giappone Buddha Kamakura

Il Daibutsu di Kamakura

In realtà sono tutt’altro che zen: sono una rana pazza, dopotutto!

Quanto alla mia adolescenza, ho avuto il mio periodo in cui impazzivo per tutto ciò che era inglese, seguito da un amore senza fine per l’America passando con disinvoltura dal brit-pop al grunge.

Insomma, nulla di orientale all’orizzonte, fino a che, non ricordo bene dove, né quando , né come, ho iniziato a pensare al Giappone come ad una possibile meta. L’idea che fosse così lontano, lo rendeva estremamente affascinante, irraggiungibile e quando il mio primo viaggio si è concretizzato, mi sentivo incredibilmente elettrizzata all’idea che avrei potuto vivere un’esperienza così particolare, che qualche anno fa era considerata costosa e di nicchia.

Giappone Tokyo

Strade di Tokyo

Quando sono atterrata in Giappone ricordo che ho pensato: ma ti rendi conto? SEI IN GIAPPONE! Non riuscivo a crederci, ma quello non era che l’inizio.
Durante quel viaggio ho avuto tante conferme su ciò che avevo letto su libri e guide, sono stata letteralmente travolta da un mondo eccitante e pieno di stimoli, ma ho anche conosciuto dettagli inaspettati, piccole sfumature che solo la delicatezza dei Giapponesi sa cogliere ed esaltare. Insomma, in estremissima sintesi: mi sono innamorata del Giappone.

Si, ok, ma è mezz’ora che parli e non ce l’hai ancora detto: di cosa ti sei innamorata?

D’accordo, provo a fare una lista delle cose che hanno fatto scattare la scintilla:
– Il silenzio che si respira nei templi
– le uniformi di scuola delle ragazze, in stile marinaretto proprio come nei cartoni animati di quando ero piccina
– il sushi che si scioglie in bocca
– le mille luci della città
– i sorrisi
– la pulizia dei luoghi pubblici, dai treni ai bagni
– il sapore del macha, che non c’entra niente con quello che a noi spacciano per the verde
– i distributori automatici presenti ovunque, anche in mezzo a un bosco: in Giappone non è possibile morire di sete
– le commesse che ti urlano irasshamaise quando entri in un negozio
– le donne che passeggiano per strada indossando un kimono
– i chioschetti di street food
– le facce buffe dei Giapponesi quando non capiscono quello che stai chiedendo in Inglese
– l’insistenza con cui cercano di aiutarti nonostante non riescano a capire quello che gli stai chiedendo
– la puntualità dei treni (ma allora i treni possono veramente arrivare in orario?)
– il modo così gentile e rispettoso di porgere scontrino e resto tenendoli con due mani
– la scoperta che l’azuki è una marmellata di fagioli
– i giardini curatissimi di Kyoto che ti fanno sentire in pace con te stesso
– i WC tecnologici, con rumore di sottofondo, getto d’acqua, getto d’aria, riscaldati, ma soprattutto con la tavoletta che si alza da sola quando vi avvicinate
– i mille inchini
– i quartieri iper-consumistici che ti fanno domandare dove metteranno tutta la roba che comprano
– l’arte in forme a noi sconosciute, come quella della scrittura
– i salary man in giacca e cravatta che leggono manga mentre tornano dell’ufficio
– il bagno di folla agli incroci di Tokyo
– i mille oggettini curiosi e dal significato sconosciuto
– le foreste di bambù
– la bellezza delicata delle ragazze
– gli zainetti dei bambini che tornano a casa da scuola da soli
– i quartieri in cui il tempo sembra essersi fermato
– le borse lasciate sul tavolino di un bar, magari anche aperte, per occupare il posto mentre si ordina la colazione
– il silenzio sulla metropolitana, dove non si può parlare al cellulare per non dare fastidio
– gli oggetti di tecnologia più avanzata, che in Italia sono arrivati almeno 2 o 3 anni dopo
– le mode pazze
– i segnali spartitraffico a forma di coniglietto, gli autobus a forma di panda, tutto in Giappone ha occhi e orecchiette buffe
– il rispetto delle code senza cercare di fare i furbi

Queste sono solo alcune delle cose che mi hanno conquistata al mio primo viaggio.

Giappone scrittura Kanazawa

Esempi di scrittura giapponese in mostra al 21st Century Museum of Contemporary Art di Kanazawa. Nel quadro centrale, il 3° Kanji alla 7° riga dovrebbe voler dire “acqua”. Dopo 3 anni che studio giapponese i risultati si vedono, eh!

Sono tornata a casa con una profonda nostalgia per un Paese così incantevole e organizzato. Ho letto molto, mi sono documentata, ho continuato a sognare di tornarci. E più approfondivo la conoscenza di questa parte di mondo, più mi rendevo conto di quanto fosse varia e complessa questa cultura, così distante dalla nostra e così inafferrabile.

Mille aneddoti, credenze, tradizioni.

Oggetti a noi sconosciuti, usanze incomprensibili.

Giappone Takayama

Vi state chiedendo cosa rappresenta questa foto? Forse è un ristorante, che forse prepara pietanze al vapore. Immagino. Penso. Ecco, ci siamo capiti

Ho conosciuto persone innamorate del Giappone, affascinate da questa faccia pulita e ordinata.

Poi ho conosciuto persone che ne parlavano male, anche malissimo, persone che magari ci avevano vissuto e avevano conosciuto anche l’altra faccia della medaglia. Perché non tutto quello che luccica è oro, no?

E così ho scoperto tatemae e honne, la faccia da mostrare in pubblico e quella invece privata, da non rivelare mai. Perché il Giappone è anche questo: apparenza e formalità. La realtà, i veri pensieri, i sentimenti, non vengono mai mostrati, ma sempre celati, nascosti. E questo atteggiamento, alla lunga, ad un occidentale può venire a noia. Non capire mai quello che pensa veramente la persona che si ha davanti, non manifestare disappunto o rabbia o magari anche orgoglio.

Insomma, ho scoperto che al di fuori dell’aspetto meraviglioso che il Giappone vuole mostrare al mondo, esiste anche un lato oscuro e inafferrabile che ai miei occhi è diventato ancora più affascinante.
Non so se mi sono persa nella mia mente o se sono riuscita a spiegarvi perché ho questo desiderio di tornare e tornare e tornare ancora. Ma se dovessi dirlo in due parole:

il motivo è che questo Paese mi sfugge,
non lo capisco fino in fondo e forse non lo capirò mai.

Ma non per questo mi arrendo! Ogni volta che approfondisco una piccola parte di questa cultura, scopro un intero universo ancora da esplorare. Dopotutto questa è un po’ la magia dell’attrazione, no? Siamo sedotti da ciò che non conosciamo e ci appare misterioso e irraggiungibile. Immagino che se un giorno dovessi arrivare a carpire l’essenza più vera del Giappone, probabilmente tutta questa mia passione scemerebbe. Ma non c’è pericolo, perché questa situazione non si realizzerà mai.

Il Giappone è sfuggente, discreto, non ti spiattella in faccia la sua personalità, ma te la fa intravvedere, la devi leggere tra le righe e cercare di intuire.

Quindi torno.

Per la terza volta.

E se avete capito tutto quello che vi ho raccontato finora, sapete anche che di certo non sarà l’ultima!

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A presto, bella gente! E buone vacanze a tutti!!!

Baci verdi

Frida

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