Quando un ristorante di yakiniku a Shibuya si trasforma in una storia da raccontare
Questa ve la devo “proprio proprio” raccontare perché è una storia ridicola di quelle che piacciono a me. Si tratta di quella volta che sono andata a mangiare in un ristorante yakiniku a Shibuya e ne sono uscita piegata dal ridere. Parola di Frida.
Il ristorante in questione, tanto per non fare la misteriosa, è Han no Daidokoro, che secondo i miei rudimenti di giapponese dovrebbe voler dire qualcosa tipo “cucina a metà”.
Lo so, non è proprio incoraggiante andare in un ristorante che manco ha una cucina intera già dal nome, ma avevo scovato questo posto dopo lunghe ricerche e tutti i commenti preannunciavano una gran delizia del palato. Insomma, sognavo di andarci da tempo.
Sono arrivata da Han no Daidokoro dopo una lunga scarpinata su e giù per Daikanyama e Naka Meguro per cui diciamo che ero abbastanza stanchina e desiderosa di gustare qualcosa di buono e di rifocillarmi un po’.
Avevo fatto un po’ tardino, perché erano quasi le due. Purtroppo la camminata della mattina era andata un po’ per le lunghe. Forse aveva inciso anche il tempo che perso qua e là una volta arrivata a Shibuya, richiamata dallo spazio lounge di Shibuya Chikamichi prima e dal Shibuya 109 poi, insomma… quando si parla di Tokyo io non ci sto più con la testa.
Fatto sta che sono arrivata davanti a Han no Daidokoro e l’ho trovato chiuso. Dlen dlen dleeen! Delusione cocente!
Non vorrei sbagliare, ma mi è parso di capire che il ristorante non è aperto per pranzo, quindi anche arrivando prima non avrei proprio trovato aperto.
Guardando meglio però mi sono accorta che la porta d’ingresso era socchiusa e ho provato ad affacciarmi per vedere se c’era qualcuno. E infatti qualcuno c’era! Un ragazzo, o forse un folletto, che ci ha fatto mille gesti nel tentativo, se ancora non l’avessimo capito, di farci intendere che il locale era chiuso! Troppo presto! Troppo tardi! Chiuso! Chiuso! Kaput!
In questo sovrapporsi di gesti e domande non so come ma mi ha chiesto da dove venissi.
Italy! Rispondo sempre io, con un tono orgoglioso che mi concedo solo in Giappone dove l’Italia è l’eldorado!
Aaah! “Itary”! “Itary”! Woooow! Fa lui tutto eccitato! E volevate mangiare? Prosegue in un inglese più sciolto di molti suoi connazionali.
A questa domanda non sapevo cosa rispondere: beh, vedi te! Mi presento in un ristorante all’ora di pranzo! Ovvio che voglio mangiare!
Ehhh – fa lui. E’ un po’ presto! Apriamo verso le 5! Stiamo ancora preparando! Ma da che parte dell’ “Itary”?
Milano! Faccio io! Sempre più orgogliosa!
Uuuh! “Mirano”! Fashion! Uuuuuh! Fa lui! Beh, magari, potete tornare tra un’ora?
Io mi consulto. Un’ora? Sarebbe verso le tre, però a quest’ora cosa vuoi trovare d’altro? Potrebbe andare. Forse.
Ok! Faccio all’amico folletto innamorato dell’ “Itaria”! Ci vediamo dopo.
E lui: ok, alle 5 allora! Ciao
Ma nooo! Ma come alle 5! Mi hai detto tra un’ora! Queste parole non le dico, ma l’espressione sulla mia faccia deve essere molto eloquente dato che lui prosegue dicendo:
Ahh, ma allora volete proprio mangiare adesso!
E in questo siparietto tra il buffo e il delirante alla fine fa una smorfia e ci fa accomodare!
Solo per voi che venite da “Mirano”!
Ci sediamo al banco. Davanti a ciascuna postazione una mini-griglia personale con una cappa-aspira-fumi e uno scomparto sotto al bancone per depositare borsette o altro. Ma noi non ne abbiamo bisogno perché un simpatico valletto, amico del folletto, sbuca dalle cucine e ci aiuta ad accomodarci occupandosi delle nostre borse e sacchetti, mentre il folletto gli racconta estasiato che veniamo dall’ “Itaria”!
Notiamo sul bancone degli enormi vasetti delle Quattro Stagioni che contengono frutti immersi in un liquido strano. Meglio non farsi domande. Il nostro amico ci sottopone il menù e ci fiondiamo sulla carne di Kobe, che poi è il vero motivo per cui ho scelto questo posto.
Mentre ci prepara il nostro piatto, Jiro (ho deciso che d’ora in poi lo chiamerò Jiro) continua a conversare amabilmente.
A un certo punto si affaccia sulla porta del locale una ragazza, che dall’aspetto può sembrare tedesca, chiedendo se per caso è aperto. Io sprofondo nell’imbarazzo totale, perché il locale è in effetti chiuso, ma noi ce ne stiamo lì al bancone ad aspettare il nostro piatto di carne succulenta. Già mi vedevo la scena del locale che si riempie in quattro e quattr’otto per colpa mia, ma in men che non si dica Jiro liquida la ragazza con gesti secchi, dicendo che il locale è chiuso! Kaput!
Sayonara cara amica tedesca! Noi veniamo dall’ “Itaria”!
E poi arriva, il nostro piatto di carne di Kobe! Carne di mucche che a Kobe vengono massaggiate ogni giorno e fanno il bagno nel latte d’asina, bevono birra e mangiano solo libri di cibernetica! Tutto per finire lì! Nel mio piatto con un aspetto così succoso che mi viene da piangere! Non so se tutto quello che ho sentito dire sulla carne di Kobe sia vero, fatto sta che questa tipologia di carne presenta una percentuale di grasso fuori dal comune che la rende morbidissima e, per questo motivo, particolarmente rinomata. Insieme alla carne, ci vengono portati dei condimenti: una specie di succo di limone, salsa di soia, sesamo… ma Jiro ci dà un consiglio:
Il primo pezzo assaggiatelo così, al naturale! E senza cuocerlo troppo! Che sarebbe un peccato!
E così facciamo. Lasciamo la nostra fettina sul fuoco per qualche secondo e poi gnam, in un boccone che da solo vale il prezzo di tutto il pranzo. Avete mai assaggiato una carne che si scioglie letteralmente in bocca? Saporita. Deliziosa. Non riesco nemmeno a trovare le parole per descriverla! Un incanto!
Il problema è che ora di fettine ne restano solo 4. Toccherà “compesarla” perché purtroppo la carne di Kobe è buona, ma anche super cara e Han no Daidokoro è anche uno dei posti più accessibili per degustarla.
Mentre proseguo con la mia degustazione mi viene in mente di chiedere a Jiro di fare una foto per il blog e… potete immaginarvi la sua reazione?
Brog? Brooog? Brogger!!!
Manco gli avessi detto che di secondo nome faccio Angelina Jolie! Jiro non sta più nella pelle! Mi chiede come si chiama il blog e se sono famosa! Famosa io? Tse! Dopodichè comunica la notizia a tutti i ragazzi che vanno e vengono dalla cucina e la reazione è più o meno la stessa per tutti!
Giunti a questo punto, io mi sento una star! Lo sapevo che dovevo venire a vivere in Giappone! L’avevo detto io!
Jiro ovviamente si presta alla foto di rito per il blog e non la smette più di farmi domande! Ha incontrato un’Italiana, di Milano e per giunta blogger! E’ proprio la sua giornata fortunata!
Nella baldanza più incontenibile, concludiamo il nostro pranzetto, paghiamo e ci avviamo alla porta, ma prima di uscire Jiro fa esplodere per noi dei mini razzetti festosi a coronamento di una giornata che, di certo, difficilmente dimenticherò!
Han no Daidokoro purtroppo non ha un sito web inglese, ma è facilmente individuabile. Si trova in un piccolo vicolo nello stesso isolato del Shibuya 109, proprio alle sue spalle. L’indirizzo esatto è:
2-29-13 Dogenzaka, Shibuya 150-0043, Prefettura di Tokyo
Per evitare situazioni imbarazzanti, sappiate che gli orari di apertura sono:
- dalle 17.00 alle 23.30 in settimana
- dalle 15.00 alle 23.30 il sabato e la domenica
Ultima ordinazione alle 23.00.
Buon appetito amici!
Cosa vedere a Tokyo: i 9 quartieri da non perdere | One Two Frida
04/10/2018 @ 20:12
[…] Per un pasto particolare vi segnalo Han no Daidokoro. […]
pinguy
10/01/2016 @ 14:58
Bellissimo post!.mi fai sempre divertire! Brava frida!
Frida
13/01/2016 @ 9:05
Son qui per questo, Pinguy! 😉
Grazie per questo commento incoraggiante!
Elisa
08/01/2016 @ 16:20
ma che amooooooreeeee!!
Jiro uno di noi 🙂
Ti dico solo che la mia voglia di Giappone sta diventando incontenibileeeeee
Frida
13/01/2016 @ 8:59
La cosa mi fa moooolto piacere!
Molla le briglia e lasciala uscire! 😉
Deb
07/01/2016 @ 19:09
Ahahah!! Fantastico!! Lunedì sera inaugurerò l’arrivo a Tokyo con una cena lì! 🙂 Bellissimo blog!
Frida
13/01/2016 @ 8:52
Miticaaa! Ci sei poi andata? 🙂
Daniela
07/01/2016 @ 17:07
Ahaha, storia fantastica!! 😀
Io a Osaka ho mangiato il manzo di Matsusaka, un’altra varietà, secondo alcuni anche più pregiata di quella di Kobe. Ancora mi sogno la notte il sushi di manzo gustato allora, penso la cosa più buona mai mangiata in vita mia. E non sono neanche un’amante della carne. Si scioglieva in bocca, letteralmente!
Frida
13/01/2016 @ 8:50
Io ho provato il manzo di Hida a Takayama, gustosissimo anche se alla fine si è rivelato un po’ pesante 😛
Daniela
14/01/2016 @ 11:37
Il manzo di Hida mi manca, cercherò di “farmelo capitare” la prossima volta! 😀
Valentina
07/01/2016 @ 15:55
La prossima volta che vado in Giappone ci voglio andare! Lo yakiniku al primo “giro” non l’ho assaggiato, ho pensato bene di abbuffarmi quasi solo esclusivamente di ramen!
Frida
13/01/2016 @ 8:48
Buonooo! Il ramen lo adoro! Ma quest’estate faceva un po’ troppo caldino per gustarlo veramente! 🙂
Michela
07/01/2016 @ 9:51
Cioè, io li amo i Giapponesi!!!!
Però il manzo di Kobe va mangiato tassativamente a Kobe, per quanto buono fuori dalla città dicono che non sia la stessa cosa…
Io l’ho mangiato a Kobe e è davvero squisito, non sembra nemmeno carne da tanto che è morbido, e prima di portartelo, mentre lo cucinano, ti mostrano anche i premi vinti dall’animale!
Frida
13/01/2016 @ 8:01
Kobe ancora mi manca, ma a giudicare da quello che ho mangiato a Tokyo, non riesco nemmeno a immaginarmi cosa possa essere mangiarlo a Kobe! 🙂
Dottr Nomade
07/01/2016 @ 6:32
Grazie alle foto di questo post, ho appena scoperto che quella grigliata della madonna mangiata a Tokyo e pagata cara -ma li valeva tutti- era proprio kobe. 🙂
Frida
13/01/2016 @ 8:59
Sono d’accordo con te… li valeva proprio tutti! Super-slurp!