La dura vita del pendolare: 10 elementi per riconoscerlo e trattarlo con rispetto

Immaginate la scena. Una tovaglia a scacchi bianchi e rossi in mezzo a un prato di margherite, un cestino da pic nic con ghiotte cibarie e io seduta lì accanto, che mi appresto a fare festa. Il cielo sopra di me è di un bell’azzurro intenso, punteggiato qua è là da piccole nuvolette “pannose”. Gli uccellini cantano una dolce melodia di sottofondo che mi rilassa. L’idea che questa sia la proiezione del film che ho visto ieri sera nel mio subconscio non mi sfiora manco per niente. Sto dormendo. A un certo punto avverto un chiacchiericcio, un vociare fastidioso in lontananza che mi disturba un po’. Ma non ci faccio caso. Torno al mio pic nic in mezzo al prato. Tutto è bello e luccica e… BANZAIII!!!

La realtà mi risucchia dai miei sogni. Apro gli occhi e resto un attimo spaesata. Sono seduta sul treno che mi sta portando in ufficio e sono sommersa da un agglomerato scomposto di adolescenti imberbi che saltano rimbalzando senza sosta e urlando assatanati. Sono ovunque. Sono circondata. Non ho scampo. Sono le 7.40 di lunedì mattina: buona settimana a tutti.La dura vita del pendolare

Se siete pendolari e vi siete riconosciuti nel quadretto, ragazzi, devo dirvi una cosa: “tanta solidarietà da parte mia”.

La vita del pendolare è dura e la cosa più triste è la consapevolezza che nessuno potrà mai capirti, se non un altro pendolare.

Perché tutti hanno viaggiato su un treno prima o poi. Magari per andare in gita a Firenze, o durante un viaggio avventuroso in Uzbekistan, sulla transiberiana o sul trenino rosso del Bernina, insomma dai, il treno lo prendono tutti.

E da qui la convinzione che se sono seduto su un treno che da Milano mi porta sul Lago Maggiore, per dirne uno a caso, sono un passeggero come gli altri e tutti qui sulla mia carrozza si trovano nella mia stessa situazione.

E no, mio caro turista della domenica, che stai andando al lago a fare una grigliata con gli amici. Non siamo tutti nella stessa situazione, perché io pendolare su questo treno ci passo la vita, ci sono invecchiato e il tuo viaggio di oggi è solo una virgola nell’infinito romanzo del mio eterno pendolare. E sono stata brava a chiamarlo romanzo, che più che altro sarebbe una tragedia. Ma facciamo finta.

La dura vita del pendolare

E allora eccomi qui, a spiegare anche a voi (che magari un amico o un parente pendolare ce l’avete pure) i 10 elementi che vi permetteranno di riconoscere un individuo della specie “pendolare” e di trattarlo con il rispetto che merita, che i pendolari sono una specie protetta. Dovete sapere che il pendolare:

  1. E’ dotato di borsetta aggiuntiva, che frequentemente si manifesta sotto la forma di una shopping di plastica (che così si lava) preferibilmente acquistata da Harrods, o magari con disegnati dei gattini, altrimenti nota come “la sportina del pendolare”.
  2. Riesce a dormire nel caos più assoluto. Sebbene abbia ancora qualche problema ad addormentarsi nel caos, si è adattato molto bene alle condizioni avverse e riesce ad dormire praticamente ovunque.
  3. È vestito con 5 strati. Che vanno dal costume da bagno fino alla pelliccia modello esquimese, che non si sa mai che in piena estate l’aria condizionata sia talmente alta da riprodurre la temperatura di San Pietroburgo a novembre o che qualche malfunzionamento faccia partire il riscaldamento a luglio. Sono cose che capitano.
  4. Viaggia in gruppo. Trascorrendo metà della sua vita sui treni, conosce tutti gli altri pendolari con cui condivide i viaggi, intrattenendosi spesso con loro a parlare dei ritardi dei giorni precedenti o, nei casi dei soggetti più giocherelloni, organizzando tornei di carte.
  5. Se viaggia da solo, sbuffa e grugnisce. Infastidito da ogni rumore o filo d’aria, non sopporta vicini chiacchieroni o le porte lasciate aperte che fanno entrare freddi spifferi, ma non tenta neppure di rivolgersi alla fonte del suo tormento per chiedere di smetterla di urlare o di chiudere la porta dopo averla aperta, tanto sa che subito dopo arriverà qualcun altro a urlare i fatti suoi al vento o ad aprire le porte senza richiuderle e allora sbuffa e grugnisce tra sé, maledicendo i viaggiatori molesti che gli tocca sopportare.
  6. Controlla l’ora e guarda fuori dal finestrino. Calcolando, in una frazione di secondo dove si trova, dove avrebbe dovuto trovarsi, quanto ritardo ha il treno, a che ora arriverà a casa e a quel punto, sbuffa e grugnisce (vedi punto 5)
  7. E’ insensibile agli odori. E viaggia senza nessun problema su carrozze putride e marcescenti che puzzano più di un vespasiano.
  8. Saluta il controllore come se fosse amico suo perché, vista l’assidua frequentazione, ormai sono diventati quasi intimi. Ma in cuor suo, mentre lo saluta, gliene sta tirando dietro di ogni.
  9. Sa che è arrivata la fine del mese perché deve rinnovare l’abbonamento. Può dimenticare compleanni, anniversari o appuntamenti, ma ricorda sempre che alla fine del mese deve fare l’abbonamento e cerca pure di farlo in anticipo per evitare le code.
  10. E’ sempre stanco. Nonostante passi delle ore seduto a fare niente, ha l’aria stanca di uno che ha passato tutta la giornata in miniera.

Ora, cari i miei NON pendolari all’ascolto, se vi capiterà mai di viaggiare su un treno e di riconoscerne uno da questi 10 indizi, fatemi una cortesia: siate gentili. Parlate a voce bassa, non dategli fastidio con rumori molesti o lasciando le porte aperte e soprattutto, fategli un sorriso, che anche se sbuffano un po’, son pur sempre dei viaggiatori doc, che hanno fatto del viaggio il loro stile di vita.

E tu? Conosci un pendolare? Hai notato altri elementi per cui riconoscerli? Fammelo sapere nei commenti qui sotto e se ti è piaciuto questo post, condividilo!