Perché viaggiare? La scoperta delle convenzioni

Non accade subito. È necessario fare qualche viaggio prima di realizzare la scoperta delle convenzioni. Ma, prima o poi, un viaggiatore se ne accorge.

Viaggiare non è solo scoprire. Viaggiare è capire che il mondo è fatto di convenzioni.

Che non esiste giusto o sbagliato, esiste solo qualcuno che ha deciso che qui si fa così e che là invece si fa cosà.

Perché in Inghilterra guidano a sinistra? Perché gli Arabi scrivono da destra? Perché in California puoi svoltare a destra anche se il semaforo è rosso?

Convenzioni!

La scoperta delle convenzioni

Non esiste un modo giusto di fare le cose, esiste solo il modo che è stato scelto. Quasi sempre esiste anche una spiegazione, ma non è questo il punto. Il punto è: chi ha ragione? E la risposta più che evidente è che non esiste una ragione. È così e basta.

Convenzioni che ci sorprendono ad ogni angolo di mondo. Che affascinano il viaggiatore quando scopre che in Giappone ci sono certi locali che chiudono alle 25:00. In Italia gli stessi locali chiuderebbero all’1.00, in Inghilterra all’1.00 AM, per distinguerla dall’1.00 PM, che poi sarebbero le 13.00 in Italia, ma pure le 13.00 in Giappone.

Convenzioni come quella di lasciare la mancia al cameriere a New York, e di non dimenticarsene, ma di non azzardarsi a farlo a Tokyo, perché qualcuno là potrebbe invece offendersi.

Convenzioni che si sprecano in ogni cultura e in ogni angolo del mondo. Convenzioni in cui noi stessi siamo immersi al punto da pensare che quella sia la regola e che tutto il mondo funzioni così.

La tua visione del mondo

Tutto avviene in maniera spontanea, senza che nemmeno ce ne accorgiamo. Proiettiamo sul mondo l’immagine delle nostre esperienze. È il risultato di ciò che viviamo, degli episodi che si susseguono giorno dopo giorno e ci insegnano a conoscere l’ambiente che ci circonda, un ambiente che chiamiamo “il nostro mondo”. Che ironia! Non è cattiveria e non è colpa di nessuno, semplicemente succede.

Succede che se nasci in Italia e trascorri lì la tua infanzia, pensi che il mondo sia fatto di persone bianche, tendenzialmente ben vestite, con un lavoro e una casa. Pensi che le case siano fatte di mattoni, che se pigi un pulsante si accende la luce e se apri il rubinetto esce acqua limpida, calda o fredda a seconda dei tuoi desideri.

Fin da bambina osservi quello che ti circonda, lo analizzi curiosa, assimili e impari. Conosci l’ambiente intorno a te e ti convinci, a un certo punto, che tutto il mondo sia fatto così.

A scuola ti raccontano che esiste l’Africa, coi villaggi fatti di fango e i bambini poveri. Che esiste l’Asia e l’America, esiste anche l’Australia con i canguri! Tu lo sai e conosci tutte le differenze, perché te le hanno raccontate come si racconta una storia. Le conosci, ma non le hai mai viste tutte queste cose, non le hai mai vissute. E comunque sono storie di posti lontani, che non ti appartengono. Non toccano te e nemmeno il tuo mondo.

È un concetto che mi ricorda la visione tolemaica dell’universo. Ci sei tu al centro dell’universo e tutto ruota intorno a te, alla tua cultura, al tuo modo di pensare e di intendere la vita. Poi, a un tratto, avviene la rivoluzione copernicana: inizi a viaggiare e scopri che al centro del mondo non ci sei tu.

Il potere dei viaggi

Scopri che esistono usanze diverse dalle tue. Già lo sapevi, avevi visto milioni di puntate di Superquark, ma non te ne eri ancora veramente accorta.

Viaggiare ti apre gli occhi ed è solo allora che capisci.

Vai per la prima volta in Giappone e realizzi che esiste una parte di mondo che non sa chi siano i poeti maledetti, i pittori pre-raffaeliti e perfino Chef Rubio. Ti rendi conto, a tua volta, che milioni di persone impazziscono per delle band di teen idol di cui tu ignoravi completamente l’esistenza.

E in quel momento capisci che il mondo così come lo conoscevi tu, quel mondo “occidentale-centrico”, tutti i tuoi riferimenti culturali, i film americani e le rock band inglesi, quell’immagine che ti eri fatta del pianeta non è altro che una parte del tutto.

Una piccola parte.

E realizzi anche che ti sarà impossibile conoscerlo tutto. Ma ti viene sete. Vuoi imparare quanto più possibile di questo mondo. Vuoi spaziare in lungo e in largo per scoprire ogni volta un mondo nuovo.

A volte fai degli incontri che ti catturano, scopri una cultura che ti incanta con la sua musica come un incantatore e i suoi serpenti. E allora te ne innamori, approfondisci, studi. Torni a trovare quella terra che ti ha toccato il cuore, perché hai trovato un ingrediente che ti mancava.

Altri incontri sono meno profondi, vedi un altro angolo di mondo e te ne torni a casa con una fetta di sapere in più. Sei più saggio, a volte semplicemente più stanco. Comunque mai più povero.

Aprire la mente

Per questo viaggiare è importante, perché capisci quanto sei piccolo al mondo.

Dicono che viaggiare ti apre la mente. Ed è vero. Sei tu stesso che cerchi di aprirla per farci stare dentro quanto più mondo possibile.

Quando viaggi capisci la bellezza della diversità. Ti accorgi di essere solo una delle migliaia di combinazioni possibili, solo uno fra i mille diversi punti di vista. E più viaggi più questo concetto si radica in te. Fai un altro salto: passi dal comprendere le convenzioni all’accettare le culture diverse dalla tua, accettare tutto ciò che è diverso. Accogli le sfaccettature che non conoscevi e impari ad apprezzarle anche quando non le comprendi, anche se ti sembrano bizzarre o assurde, perché sai, nel tuo cuore, che anche tu puoi sembrare bizzarro o assurdo per gli altri.

Te ne rendi conto durante una cena in un locale sperduto nelle campagne di Chiang Mai, in compagnia di una decina di blogger internazionali. Ti metti a parlare di cibi strani assaggiati in giro per il mondo ed è in quel momento che scopri di non dover andare poi così lontano per sorprenderli: per un inglese l’idea di mangiare carne di cavallo è raccapricciante, ma anche la carne di coniglio è inconcepibile. In quel momento pensi a tua nonna che te lo preparava sempre. Chissà come si sarebbe sentita davanti allo sguardo disgustato di un inglese…

Il mondo non è fatto a nostra immagine, il mondo è di mille colori ed è questo che lo rende così bello. Qualche usanza ci risulta a volte incomprensibile, altre volte assurda, ma dobbiamo essere consapevoli del fatto che anche la nostra cultura ha in sé delle stranezze che non sono intellegibili per tutti.

La chiave di tutto è cercare di uscire per un secondo dai nostri punti di riferimento per calarsi nelle vesti della cultura che stiamo incontrando e imparando a conoscere. Chi non ha il coraggio di uscire dal proprio recinto non potrà mai apprezzare lo spettacolo.

Liberarsi dei pregiudizi

L’alternativa è rimanere chiusi nelle proprie case, convincersi che il proprio sia l’unico modo di vivere, che la diversità sia un pericolo e in quanto tale faccia solo paura, che la ragione è solo una ed è seduta alla mia tavola.

Punti di vista, ancora una volta. Discutibili punti di vista, che portano a giudizi e pregiudizi, che non tendono la mano, che scrutano e condannano.

– Oh, che cultura arretrata e barbara! Ho sentito una volta queste parole da un conoscente che commentava l’assurdità delle regole del Ramadan: digiunano per tutto il giorno e poi la sera si strafogano! Per la religione! Ma che senso ha?

Forse non avrà senso per il cristiano cattolico italiano, ma noi facciamo altrettanto! Ho risposto. Davanti a me una faccia insolente…

– Che cosa stai dicendo?

– Beh, noi non facciamo digiuno di venerdì durante la Quaresima? Silenzio. Touché. Colpito e affondato.

Io stessa sono stata e sono tuttora spesso preda dei pregiudizi e del loro potere subdolo, sia chiaro. Credo sia un aspetto che dobbiamo mettere in conto perché fa parte della natura umana.

Ma la bella notizia è che fa parte della natura umana anche l’andare oltre e il migliorarsi. Fa parte della natura umana l’amore per la scoperta e per gli incontri. Ribaltare la prospettiva, assumere nuovi punti di vista, saltare giù dal piedistallo, rimettersi in gioco. In ultima analisi, vivere e non sopravvivere. Decidere i nostri pensieri con la nostra testa, in maniera volontaria e libera, e non lasciarsi travolgere delle idee di qualcun altro, dal sentimento negativo e ostile, in una parola… dall’odio.

Amare il mondo

Scoprire la varietà e amare il mondo, ecco il vero senso del viaggiare.
Realizzare che le culture ci rendono unici in quanto diversi e che la diversità ci porta ricchezza, perché ci fa scoprire qualcosa che non potevamo nemmeno immaginare.
Incontrare il diverso, osannare il diverso. Celebrare la vita che ci ha resi tutti diversi! E in quel momento, davanti a tutta questa varietà, realizzare la sola e unica cosa che davvero conta: che siamo tutti umani.

Fragili, stupidi, piccoli esseri umani.
E in quell’istante, di quell’istante, gioire!